Marcello Lo Giudice

Marcello Lo Giudice nasce a Taormina nel 1957. Consegue una laurea in geologia all’Università di Bologna e, successivamente, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di tre grandi protagonisti della pittura italiana: Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso e Virgilio Guidi.

La sua ricerca artistica lo ha portato a sviluppare la metamorfosi della materia. Una forte energia luminosa sprigiona dalle sue opere attraverso pigmenti vivaci, raschiature di spatole, abrasioni e asportazioni. I colori impiegati sono quelli della sua terra natia.

Olivier Meessen commenta le tecniche dell’artista siciliano affermando: 

“Alla creazione di questa pittura sedimentaria concorrono i ripetuti interventi sulla tela, dove colori, oli e pigmenti vengono stesi in spessi strati, sovrapposti, sepolti e richiamati alla superficie in fasi molteplici (raschiature di spatole, abrasioni, asportazioni, livellamenti). La materia forma corpi pesanti ed opachi che vengono animati da pigmenti colorati e irridescenti. Le linee che si intersecano formano intrecci, interferenze, ponti, percorsi, canali, vicoli ciechi, miraggi.”

Il critico d’arte francese Pierre Restany lo ha definito il “Pittore tellurico” nelle cui opere “colori, materia e luci si fondono insieme, per creare suggestivi remoti paesaggi geologici dove la natura viene rappresentata come purezza della terra ed energia della luce”.

Marcello Lo Giudice è un artista da sempre attento al tema ambientale. Affianca la “Prince Albert II de Monaco Foundation” per combattere l’inquinamento e ha finanziato la Riserva Naturale di Vendicari in Sicilia, che si impegna a  rendere il mare più pulito.
Oltre al rispetto per la natura, Lo Giudice propone il tema della guerra, o meglio, il rifiuto per essa.

Dal 1989, l’artista porta avanti una ricerca molto personale tramite la creazione di installazioni definite “Totem”. Si tratta di materassi squarciati, svuotati e successivamente dipinti con vari strati di colore in tonalità monocromatiche. I “Totem” sono una denuncia verso gli orrori della guerra e nascono appunto come emblemi di violenze, squarci e lacerazioni.
Dagli anni 2000 questi totem, ribattezzati “Dalla Primavera di Botticelli”, si arricchiscono, sulla scia di un’evoluzione stilistica, con delle farfalle colorate in ceramica.  I materassi spogli rappresentano una base di partenza ripulita dalla negatività mentre le farfalle sono l’emblema della primavera, della rinascita, dell’evoluzione; simboleggiano la bellezza che si posa sulla violenza e sulla guerra.