ALBERTO SUGHI

Alberto Sughi nasce a Cesena nel 1928 e all’età di 15 anni comincia ad approcciarsi alla pittura ispirandosi in modo particolare alle opere di Rosai, Fattori e soprattutto di Lorenzo Viani. Nel 1948 si trasferisce a Roma, dove inizia la sua carriera artistica esponendo alla Galleria del Pincio, dapprima con Corrado Cagli e Marcello Muccini e successivamente inaugurando mostre personali. L’artista dimostra di essere interessato alla cronaca sociale e alla malinconia esistenziale causata dalla vita in città realizzando quadri che ritraggono interni di cinema e di bar, giocatori di flipper e altre scene di vita mondana.

Nel 1959 partecipa alla Quadriennale di Roma, dove i suoi quadri assumono modi espressionistici e toni sempre più cupi.
Agli inizi degli anni Sessanta, Sughi lavora fra Roma, Milano e Torino, dove promuove incontri fra gli artisti impegnati a indagare la realtà contemporanea. Nel frattempo, nei suoi dipinti cominciano a comparire temi più classici come nature morte di fiori e figure intente ai gesti della quotidianità invase da uno spirito baconiano.

Nel corso degli anni ’70, la sua carriera artistica prosegue con le pitture verdi dedicate al rapporto tra uomo e natura, mentre a partire dagli anni ’80 comincia a dedicarsi alle serie “Immaginazione” e “Memoria della famiglia”.

Per tutta la sua carriera artistica, Sughi ha collaborato con diversi musei ed istituzioni nazionali ed internazionali quali la Reggia di Caserta, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo di Roma, il Museo delle Belle Arti di Budapest, la Galleria Nazionale di Praga, Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1994 varca anche i confini europei partecipando ad una mostra al Museu de Arte di San Paolo del Brasile (MASP).

Gli anni 2000 segnano altre importanti interventi ad eventi artistici, tra cui la partecipazione nel giugno 2011 al Padiglione Italia della cinquantaquattresima Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi, dove ha presentato al pubblico “Un Mondo di freddo e di ghiaccio” (Olio su tela, 140x160cm, 2011).
In questa occasione Sughi ricorda:

“Attraverso la pittura ho cercato di capire meglio qualcosa che appartiene alla mia coscienza: l’inquietudine, l’amore, l’ansia di verità, la delusione e la solitudine; e poi magari c’è una parte più segreta, quella che contiene le ragioni più profonde della mia identità di pittore, che resta sconosciuta a me stesso. Nella vita avvengono mille aggiustamenti, tante variazioni se non addirittura contraddizioni”.