Lettera aperta a Mons. Prof. Gianantonio Borgonovo

Caro Monsignor Borgonovo,

sembra inutile, perché tutti conosciamo la terribile situazione, ripetere quanto il cambiamento climatico sia un problema sempre più grave e sempre più attuale. Eppure, per altri motivi, è stato inutile ripeterlo a lei. Per uno strano gioco del destino, proprio nei giorni in cui il clima metteva in ginocchio Milano con un nubifragio, un’installazione che avevo progettato sarebbe dovuta essere esposta in un punto nevralgico della nostra Città: una copia del simbolo più rappresentativo, la nostra Madonnina, doveva emergere dalla Darsena, come se Milano si fosse svegliata completamente allagata. Lo stavamo progettando da mesi: finanziato con fondi dell’Unione Europea, patrocinato dal Comune e promosso e organizzato da un’importantissima associazione umanitaria, che attraverso questa operazione avrebbe fatto una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per le popolazioni del mondo che, a causa dei cambiamenti climatici, hanno visto la loro vita andare in frantumi. Era tutto pronto: architetti e ingegneri avevano messo in sicurezza l’operazione, straordinari artigiani avevano replicato la statua, decine di persone avevano lavorato all’organizzazione di questa operazione. Lei, però, ha deciso di porre un categorico veto: “la figura della Madonnina non si mercifica”. Nemmeno per raccogliere fondi per gli ultimi, per donne e bambini disperati. Allora mentre mortificato dal suo divieto passeggiavo in Piazza Duomo, ho pensato che dovete avere un senso del concetto di “mercificazione” diverso dal mio, perché in pochi metri ho incontrato centinaia, migliaia di souvenir della Madonnina. Solo nel vostro shop ufficiale ci sono modellini di diverse dimensioni, oltre al fatto che l’effigie della Madonnina è riprodotta su su tazze, profumi e persino alcolici. E sa che ho pensato, caro Monsignore? Che il peccato più grande sia invece stare con le mani in mano: così ho comprato proprio da voi il modello più prezioso, una Madonnina in bronzo da 790 euro, e l’installazione l’ho fatta ugualmente. Quella che avevano realizzato i nostri artigiani, alta più di quattro metri, giace in un magazzino. Forse se anche su quella avessi inizialmente riconosciuto una royalty a voi sarebbe andata diversamente, ma questo non lo sapremo mai. Da questa che ho comprato nei vostri shop “ufficiali” chissà quanto guadagnate. Non mi interessa; l’unica cosa che mi importa è che questo piccolo gesto contribuisca a portare in luce, oltre al tema iniziale che mi ero proposto, anche la necessità di rivedere il vocabolario alla voce “mercificazione”.

Milano, 8 settembre 2023
Fabrizio Spucches