Salvatore Ligama è un artista siciliano classe 1986. Studia a Catania diplomandosi all’Accademia di Belle Arti e diventa presto Assistente alla Cattedra di Incisione fino al 2015.
Dopo anni di ricerca sulle tecniche di stampa, prosegue il suo percorso artistico indagando i pixel quali elementi che compongono l’immagine virtuale. Ne dipinge i meccanismi di composizione e dissoluzione. Per l’artista i pixel rappresentano degli atomi di una nuova materia telematica e inconsistente; sono i pigmenti di una pittura divisionista; sono le celle che accolgono le frequenze suono-colore da lui analizzate e convertite attraverso un processo di co-creazione con un algoritmo d’intelligenza artificiale.
La sua pittura si sviluppa sia in studio che nello spazio esterno. Nel 2016 realizza le prime opere pubbliche tra Catania, Palermo e Roma. Prende parte all’Emergence Festival, all’Amt Project a Catania; compie un’opera permanente all’interno del Palazzo della Cultura di Catania e tre pale d’altare nella Chiesa del Crocifisso a Caltagirone.
Prosegue negli anni successivi con interventi su grande scala come quelli al Palacongressi di Agrigento, all’interno dei Sette cortili di Farm Cultural Park, sull’intera superficie di un imponente ecomostro sequestrato alla mafia in provincia di Trapani.
Nel 2019 partecipa ad “Abstracta” (Palazzo Trigona Noto, Galleria Edieuropa Roma), una mostra che riunisce i più importanti Street Artist del panorama italiano. Fondazione Matera gli commissiona un’opera pubblica in città ed è tra gli artisti di Countless Cities, la Biennale delle Città curata da Farm Cultural Park. Nello stesso anno è invitato dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca per Artika Festival e dal Macro (Museo Arte Contemporanea Roma) per una residenza nel progetto Macro Asilo.
Nel 2020 è nella line up di Festiwall per Bitume Platform a Ragusa e nel 2021è chiamato dalla Fondazione Capitale della Cultura per realizzare un intervento a Parma.
Il suo lavoro più conosciuto è Uncommissioned Landscape, che lo vede manipolare il paesaggio rurale siciliano trasferendo nuove informazioni sui ruderi.
“I ruderi sono parte integrante del paesaggio siciliano. Sono state abitazioni, magazzini, stalle, rifugi o ripari. Testimoniano una civiltà perduta ed esistono nella memoria della collettività solo nello stato di abbandono in cui li ho conosciuti. Uno stato di eternità apparente che sospetto non possiedano. I ruderi, consegnati erroneamente come eterni ed immutabili, sono ora oggetto di un processo di cambiamento che ho messo in atto attraverso un’azione pittorica. Dal 2017 ho intrapreso un viaggio attraverso la Sicilia alla ricerca di questi oggetti magici per trasformarli e per cambiare la percezione delle cose. Un viaggio di appropriazione attraverso la pittura. Un’indagine sul mio territorio, per conoscere la storia dei luoghi e ricucire i tessuti connettivi di nuove geografie. Gli interventi pittorici segnano questo viaggio e segnalano ogni passaggio; gli oggetti ricevono nuove informazioni che interagiscono con quelle accumulate nel tempo e diventano oggetti temporali. Dando vita a un tempo nuovo. Mutabile anch’esso. Uncommissioned Landscape è un lavoro che vuole segnare la fine di un tempo percepito inesatto rimettendo in relazione gli elementi che lo compongono per provare a manipolare la durabilità del reale e osservare il frutto delle nuove relazioni che essi stabiliranno con gli uomini.”.
Uncommissioned Landscape si suddivide in tre percorsi artistici: Tempo perso, Noblesse Oblige e Ex Voto.
Tempo perso: l’intervento pittorico consiste nell’utilizzare codici colore elaborati in co-creazione con un algoritmo di intelligenza artificiale che traduce dati scientifici di sequenze sonore raccolti ed elabora una nuova teoria del colore. Si ottengono dei pixel che diventano mobili e macro e i colori vengono messi in equilibrio con il territorio che gli appartiene e che riscatta davanti agli occhi del viaggiatore costringendolo a fermarsi e guardare. Questo lavoro è una sorta di meditazione artistica per Ligama, che dopo essere arrivato all’essenza dell’immagine virtuale, riparte dalle basi della nostra cultura figurativa.
Noblesse Oblige: è un lavoro sull’abbandono che consiste nel restituire ai ruderi ciò che non c’è più, o che probabilmente non c’è mai stato. L’intento è quello di raccontare il passato attraverso il passato. Il progetto è un tributo alla decadenza.
“Noblesse oblige si usa quando un gentiluomo apre la portiera ad una donna, ma anche quando lo stesso gentiluomo sputa; l’espressione è la stessa, cambia il tono. Questa è la beffa della nobiltà e questo è il destino dei luoghi che incontrano la pittura.”.
Dal 2019 i colori convivono con reperti d’arte classica e con piante che, come i ruderi, compaiono all’improvviso. Questo nuovo momento inizia dapprima con il progetto Noblesse Oblige e per declinarsi successivamente in Sikanie. Il termine Sikania deriva dai Sicani, il popolo più antico presente in Sicilia sin dal periodo della tarda età del bronzo (intorno all’anno 1000 a.C.).
“Sikanìe parla dell’origine delle cose che mi attraggono, dei decori del Seicento e delle statuette del VI a.C., dei contrasti tra l’antico e il nuovo, delle indecisioni e delle incoerenze, della pittura che scola, del tempo che trascorre, dell’ astratto e della figurazione”.
Fonte: https://www.ligama.it/