Angelo Accardi è un pittore italiano nato a Sarpi, in provincia di Salerno, nel 1964.
Dopo una formazione presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, trova il suo posto nella scena dell’arte contemporanea proponendo opere enigmatiche caratterizzate da visioni surreali della vita quotidiana ambientate su fondali realistici di interni o paesaggi urbani.
Un tratto distintivo delle sue opere è, senza dubbio, la presenza di icone della cultura pop, come ad esempio i Minions o i Simpsons, che vengono affiancate a celebri opere d’arte del passato (e non solo!).
Questo mix tra antico e moderno nasce dal bisogno dell’artista di raccontare il passato e di citare i grandi maestri che hanno fatto la storia dell’arte, senza i quali non avremmo avuto nessuna evoluzione artistica.
I riferimenti ai capolavori dell’arte sono molteplici e passano dai busti dell’arte Classica alla Venere del Botticelli, dal Ritratto di Federico da Montefeltro di Piero della Francesca a Modigliani, da Klimt a Escher e poi ancora René Magritte, Andy Warhol, Keith Haring, Basquiat, Takashi Murakami, solo per citarne alcuni. Emerge così l’idea dell’artista di non operare nessuna catalogazione, né di esaltare uno stile piuttosto che un altro. Nei suoi dipinti, ogni autore è sì apprezzato nella sua unicità, ma può perfettamente interagire con qualcosa di completamente diverso.
Ne conseguono giocose, ironiche e stravaganti conversazioni artistiche che si espandono nel corso dei secoli.
Le collezioni più importanti di Angelo Accardi sono i Blend e i Misplaced. La collezione Blend, termine inglese che significa “miscela” propone – appunto – combinazioni accattivanti. La collezione “Missplaced”, invece, intende comunicare il “fuori luogo”, un senso di smarrimento. Per farlo l’artista utilizza la tecnica tipicamente DaDa e surrealista della risemantizzazione, che consiste nell’ estrapolare qualcosa dal suo contesto per collocarlo fuori luogo, dove assume un nuovo significato.
Ecco, quindi, un altro richiamo alla storia dell’arte, al dadaismo e alla sua evoluzione, il surrealismo. Anche Angelo Accardi vuole ingannare lo sguardo dell’osservatore con un’apparenza estetica vicina alla realtà ma di fatto conducendolo in un mondo onirico.
Ambienti familiari come musei, teatri, spazi urbani vengono privati della figura umana per essere invasi dagli struzzi, che si aggirano disinvolti in habitat che non hanno nulla a che vedere con loro. Lo struzzo è per l’artista l’alter ego dell’uomo, nonché una critica all’incapacità degli uomini di interagire con l’arte, cosa che lo struzzo, animale non particolarmente intelligente, riesce comunque a fare.
Lo struzzo, inoltre, per la sua imprevedibilità, è l’animale ideale per simboleggiare la sensazione di minaccia indefinita che pervade la società.
Il senso di straniamento apportato dal tocco surrealista si unisce a simboli dei fumetti o dei film moderni come i Minions, i Simpson, Mister Bean, Mickey Mouse, rendendo – dunque – inevitabilmente Pop la sua produzione artistica. Ecco così che è possibile riscontrare un’ulteriore citazione all’arte del passato: l’uso di icone riconducibili alla cultura di massa lo avvicinano all’immaginario warholiano.
Oggi Angelo Accardi, dopo numerose esposzioni in prestigiose gallerie, è uno degli artisti più quotati nel mercato dell’arte contemporanea.
Le sue scene, dipinte con tecnica mista, tra pennellate materiche di acrilico e olio, ci restituiscono un universo parallelo, straniante e dominato dal “non sense”, eppure, alla fine dei conti, tutto è al suo posto.
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