LUCIA FLEGO

“Ciò che mi fa fare arte non è tangibile né tanto meno spiegabile, ma è una condizione che prende mente e cuore e, nella mia ricerca, mi spinge sia ad un’ indagine introspettiva che alla comunicazione. La mia curiosità inoltre mi porta a spaziare, oltre che nella pittura, anche in altre espressioni artistiche.”

Video Art

 

“Per quanto riguarda la video-art, devo dire che, viaggiando moltissimo, mi sono dedicata anche alla ricerca e allo studio dell’identità dei popoli.  Ho sempre avuto interesse per le etnie più o meno conosciute che, girando intorno al corpo dipinto (body-art) o svariatamente agghindato, vogliono significare, attraverso riti, danze o competizioni, certe pratiche, accettabili o non, nella cultura occidentale. Con il progresso abbiamo conquistato senz’ altro dei diritti, ma alcuni valori sono andati perduti. Dovremmo riscoprirli.”

Stampe di rielaborazioni fotografiche al computer


“Al di là dei paesaggi che richiamano la presenza nascosta o evidente di corpi che interagiscono nell’acqua, ci sono le gigantografie lambda di corpi femminili e maschili pensanti e non mercificati. Sono soggetti/oggetti che esibiscono una funzione impropria divenendo porta ombrelli, appendi abiti, porta frutta. Questi potrebbero   ricordare le sculture di Allen Jones di anni fa. Nel mio caso la modella/o decide di immaginarsi come oggetto per gioco e può farlo di sua scelta e smettere quando vuole.”

Arte, Scienza, Robotica e Nuove Tecnologie  


“Mi sono dedicata allo studio della Green Fluorescent Protein ricavata dalle meduse realizzando video con la realtà virtuale e in 3D e con interviste a degli scienziati. Fin da piccola, guardando l’orizzonte, sognavo di andare al di là dello stesso e quindi ho anche accettato la sfida di dedicarmi allo studio della robotica e della lovotica che mi hanno portato a pormi diversi interrogativi sul futuro dell’uomo e dell’ambiente in cui viviamo con interviste a scienziati e con l’uso di tecnologie di nuova generazione.”    

APPROFONDIMENTO: LUCIA FLEGO: LE LABBRA, L’AMORE, LA PASSIONE

Lucia Flego è un’artista visiva nata a Trieste e attiva da anni in diversi campi artistici: dalla pittura alle installazioni, dalla fotografia alla video arte, fino ad arrivare all’ambito delle nuove tecnologie con la scienza robotica

L’artista, completamente libera da vincoli espressivi, è aperta alla sperimentazione: la sua arte infatti è regolarmente impegnata nella ricerca delle potenzialità espressive e linguistiche.

Lucia Flego predilige argomenti di natura antropologica e sociale. La sua ispirazione arriva dai suoi costanti viaggi in giro per il mondo, che hanno contribuito a formare la sua interessante poetica multi-visiva. 

In questa serie di installazioni e di opere pittoriche (realizzate in acrilico e altre tecniche miste) l’artista si connette con i soggetti compositivi attraverso l’emblema della bocca, che è la stilizzazione delle sue stesse labbra.
Le bocche fluttuanti sono spesso accompagnate da parole che richiamano i temi dell’amore, della passione e si rifanno alla cultura figurativa della pop art, combinata ad un surrealismo di richiamo daliniano e alla neon art di Bruce Nauman. 

La comunicazione visiva di Lucia Flego è chiara, le linee sono precise e marcate. L’uso di neon, di colori pieni, di parole ondeggianti in uno spazio immaginario connesso al suo mondo interiore, rendono tangibile qualcosa che per definizione è inconsistente e temporaneo: il linguaggio.

 

“Con le mie opere parlo di comunicazione: la bocca è la prima cosa che vediamo quando comunichiamo” 

Lucia Flego

 

Infine, un altro focus importante nell’analisi della poetica di Lucia Flego è l’utilizzo del colore, il quale inevitabilmente influenza la percezione dello spazio in cui è posizionata l’opera. Le gradazioni da lei adoperate sono costanti in tutti i suoi dipinti e installazioni e vanno dal fucsia, al rosso, all’arancione con qualche punta di blu. Queste tonalità prescelte guidano l’osservatore nell’effettuare degli esercizi di autoriflessione: lo portano a chiedersi in che modo e con quale intensità lui stesso è connesso con l’opera, con l’artista e con tutte le altre persone.

Marta Cossettini